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"Seguo con interesse da molto tempo la poesia di Massimo Daviddi, che nel suo tono, nella sua pronuncia e nel suo sensibilissimo sguardo sull'umano reale risulta persuasiva e perfettamente riconoscibile. Eppure si muove, per sfumature sottili, progredisce e diventa sempre più se stessa. In questa sua Madre Assenza, Daviddi conferma la natura del suo sguardo sul mondo, la pietas che sorregge la sua testimonianza, il persistere e mutare di un'avventura che si svolge in territorio apparentemente angusto, in una zona di confine, dove sa cogliere innumerevoli immagini devote di quieta vita silenziosa, o silenziosa per i più, nel generico frastuono dell'epoca. Immagini di semplice naturalezza dell'esserci, nel cuore di una ritualità feriale, in apparenza minimale eppure quasi sacra, come dolcemente e domesticamente alonata di vero, eppure mirabilmente transitoria, colta nell'incancellabile istante, forse prima di un inevitabile, misterioso, eppure atteso, proiettarsi altrove. Daviddi è un poeta la cui ricerca è fortemente radicata nel presente, e lo si vede bene, per nostra fortuna, nella piena consapevolezza stilistica, in quel suo alternare versi e brevi testi in prosa con impeccabile efficacia. E nel connettere le varie parti in un ampio organismo libro tanto discreto e sobrio quanto sottilmente emozionante." (Dalla prefazione di Maurizio Cucchi)